Migliori attrici non protagoniste - Evento ADBI del 15 dicembre nel Teatro Salone Margherita,


In una Roma illuminata a festa, si è svolto venerdì 15 dicembre, nel Teatro Salone Margherita, il secondo evento organizzato dall'ADBI. Dopo la calda accoglienza da parte del pubblico dell'incontro "L'altra metà dell'arte" del 7 ottobre, l'Associazione continua a mantenere alta l'attenzione sul tema delle pari opportunità, proponendo una serata dal titolo "Migliori attrici non protagoniste". Il programma presentava tre contributi che, attraverso la narrazione brillante e ricca di aneddoti, hanno stimolato una riflessione sul tema dei rapporti di genere.

 

Paolo Brancone, prendendo spunto dall'Art Noveau che disegna la scenografia del teatro, ha messo a fuoco le contraddizioni della Bella Epoque: una digressione temporale che sarà bruscamente interrotta dalla Grande Guerra. In quella manciata di anni ricchi di innovazioni e gioia effimera, le donne raggiungono risultati importanti nell'arte, nella letteratura, in politica. Le ballerine del can can si affiancano a donne come Olympe de Gouges, drammaturga e coraggiosa attivista francese che si batte per i diritti civili. Intanto, in Inghilterra, Mary Wollstonecraft pubblica una pietra miliare per l’emancipazione femminile: A Vindication of the Rights of Woman. In Germania il filosofo Theodor Gottlieb von Hippel scrive il saggio Del miglioramento civile delle donne, mentre in Francia il codice napoleonico, nel 1804, sancisce in modo inequivocabile la differenza fra uomo e donna. Sono solo alcuni esempi del clima europeo ancora fortemente impregnato di pregiudizi discriminatori fra i generi. Ma il processo di emancipazione è inarrestabile: il 12 aprile 1868, a Padova, Alaide Gualberta Beccari fonda la rivista La donna, altre iniziative si avvicendano. Intanto arriviamo alla Bella Epoque, con ulteriori straordinarie figure femminili, che calcano il palcoscenico della storia e, letteralmente, quello del Teatro Salone Margherita: la Bella Otero e Lina Cavalieri, sono solo due esempi di un percorso tutto femminile, il cui fil rouge può essere sintetizzato da queste parole: “ogni vittoria della donna è vittoria dell’umanità”.

 

Vittorio Maria de Bonis ha illustrato una suggestiva antologia, fra Storia Sacra e Tradizione profana, di donne che hanno lasciato un segno profondo nell’Immaginario collettivo e nella Cultura: dalle inusuali raffigurazioni della Vergine nell'arte - donne stremate dalle fatiche del parto o dalla fuga per la salvezza dei figli, prive di idealizzazione ma madri autentiche - per giungere a donne regali come Vittoria d’Inghilterra che saprà rinnovare, con la forza d’un semplice simbolo natalizio come l’Abete adornato di decori, il carattere intimo e corale d’una festa religiosa e familiare in grado d’unire Re ed uomini comuni. E poi la brillante Eleonora D'Aquitania, sposa del crudele Enrico II Plantageneto, che seppe ad ogni Natale riunire e comporre i contrasti che opponevano il padre ai figli. L’iconica Luisa May Alcott, paladina antischiavista e scrittrice consapevolmente a favore del diritto delle donne alla cultura ed all’autodeterminazione, che farà dei suoi celebri romanzi la cassa di risonanza d’una nuova etica al femminile. E, più tardi, la colta romanziera Karen Blixen che, nel Pranzo di Babette, saprà creare la figura d’una dimessa e umanissima eroina che – con la semplice arte della gastronomia – spazzerà le ragnatele d’un mondo conservatore, fino alla moderna Titina de Filippo, elemento coesivo di una talentuosa famiglia di teatranti.

Laura Appignanesi ha spostato i riflettori sulle donne comuni, che non vivono vite eccezionali ma si trovano ogni giorno ad affrontare una strada resa ripida dai pregiudizi. Tutte le donne sono "attrici" nel senso etimologico del termine, ovvero soggetti attivi che costruiscono la società giorno dopo giorno. Ma spesso devono accontentarsi di una posizione di secondo piano, funzionale al successo di un protagonista uomo, che sembra tale per diritto di nascita. Da dove arriva questa "regola" che assegna i ruoli in base al genere? Appignanesi cerca la risposta risalendo all'embrione della contemporaneità: la società greco-romana. La gerarchia fra i generi è stata ricostruita attraverso un'originale lettura del gruppo scultoreo dei bronzi dorati da Cartoceto di Pergola, un manufatto romano del I secolo a.C. L'opera d'arte è stata interpretata come una sorta di manifesto elettorale che presenta al popolo due consoli con le rispettive mogli. Nell'immagine pubblica del leader politico e della first lady è possibile rintracciare la matrice di una cultura che "sfrutta" le qualità femminili per supportare o costruire il prestigio riservato agli uomini. Il retaggio di questa consuetudine arriva fino a noi, si sedimenta in una montagna da scalare, e il modo più efficace per affrontarla è proprio una capillare azione motivata e partecipe che richiede l'impegno di tutti, donne e uomini. Ce lo consigliano proprio loro, i romani di duemila anni: "gutta cavat lapidem".

 

L'evento si è concluso con i saluti della presidente e delle consigliere. Non potevano mancare dolci e bollicine, grazie al brindisi offerto dall'ADBI a tutti gli intervenuti, per augurare un 2024 caratterizzato dal raggiungimento di risultati importanti per la Parità e la Pace.

Potete trovare la registrazione dell’evento a questo link:

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